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[Kim Han-min] War of the arrows (최종병기 활)

25/1/2015

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Titolo : War of the arrows
Titolo originale: Choi-jong-byeong-gi hwal 최종병기 활 (trad. "L'arco, l'ultima arma")
Anno: 2011
Luogo di produzione: Corea del Sud
Genere: Costume/Azione
Durata: 122min
Regia: Kim Han-min (김한민)
Sceneggiatura: Kim Han-min (김한민)
Fotografia: Kim Tae-seong (김태성)
Scenografia: Jang Choon-sub (장춘섭)
Costumi: Jung Suk-ho (장석호)
Musiche: Kim Tae-seong (김태성)

Interpreti:

Park Hae-il (박해일) è Choi Nam-yi (남이), Moon Chae-won (문채원) è Choi Ja-in (자인), Ryoo Seung-ryong (류승룡) è Jyuushinta (쥬신타), Kim Mu-yeol (김무열) è Kim Seo-goon (김서군), Park Ki-woong (박기웅) è Dorgon (도르곤), Ryohei Otani è Nogami (노가미)
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Trama:


Nel 1623 il sovrano
Injo 인조 (r. 1623-1649) salì al potere in un episodio che passò alla storia come Injo banjeong 인조 반정 (Restaurazione di Injo). Il nuovo sovrano ordinò la rappresaglia di tutti i suoi oppositori politici. Tra questi vi era il padre di Nam-yi (남이) e di Ja-in (자인), abile arciere, brutalmente trucidato davanti agli occhi dei suoi bambini, poi costretti a fuggire per scampare alla lama delle spade delle guardie reali, ad anch’essi destinata in quanto figli di un traditore. Tredici anni dopo, i due bambini sono cresciuti e Ja-in è prossima alle nozze con Seo-gun (서군), ma proprio nel giorno del loro matrimonio le truppe mancesi guidate dal generale Jyuushinta (쥬신타), invadono il paese e catturano Ja-in e il suo sposo. Nam-yi, scampato miracolosamente all’evento, ricordando la promessa fatta al padre prima di separarsi per sempre da quest’ultimo, parte alla ricerca della sorella cercando di raggiungerla prima che questa lasci il paese, in un’impresa che lo porta a cimentarsi in una sanguinosa battaglia con il generale Jyuushinta e le sue truppe. 
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Recensione:

War of the Arrows, il cui titolo originale è Choijongbyeonggi hwal (Ch’oe chong byŏng gi hwal) 최종병기 활, "L'arco, l'ultima arma", è un film del 2011 appartente al genere storico/azione diretto dal regista Kim Han-min 김한민, facente parte di una trilogia che ripercorre i momenti della storia della Corea nei quali l’entità e l’indipendenza della penisola furono seriamente minacciate da forze straniere.

Prima pellicola della trilogia, War of the Arrows è ambientato nel corso della seconda invasione mancese (Byeongja horan 병자 호란 丙子胡亂) avvenuta nel 1636, e narra la storia dell’arciere Nam-yi (interpretato da Park Hae-il 박해일) e delle sue gesta per salvare la sorella Ja-in (Moon Chae-won 문채원) rapita nel giorno delle sue nozze con Seo-gun (Kim Mu-yeol 김무열), dalle truppe mancesi guidate dal generale Jyuushinta (Ryu Seung-ryong 류승룡).
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Attorno ad una trama tutto sommato semplice, con la ricerca, prima, e la “caccia all’uomo”, dopo, quali fili conduttori della narrazione, Kim Han-min riesce a creare un film capace di mantenere lo spettatore incollato allo schermo attraverso una riuscita mescolanza tra sentimento e azione in una pellicola nella quale, oltre a scene ricche di pathos quali, per esempio, la morte del padre di Nam-yi e Ja-in, la manifestazione di spietatezza dei soldati mancesi, e la sequenza finale, spiccano scene di lotta, inseguimenti e scontri armati dove a farla da padrone è l’arco. Grazie infatti all’uso della CGI per la resa delle traiettorie delle frecce e della telecamera a mano durante le scene di combattimento, lo spettatore si trova coinvoltò più dinamicamente nella narrazione tanto da sembrare di poter provare quelle sensazioni che realmente si hanno nell’impugnare un arco, ovvero l’individuazione del bersaglio, la messa a fuoco, la tensione dell’arco, lo scoccare della freccia.
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La scelta dell’arco quale arma principale all’interno del film è evidentemente legata all’importanza che esso ha rivestito e riveste tuttora in Corea; l’arco coreano (Gungsul 궁술 弓術 o anche Gukkung 국궁 國弓) venne infatti sviluppato nel I secolo a.C. ed era utilizzato come arma primaria nelle lotte contro gli eserciti della Cina imperiale e le orde di nomadi provenienti dalla steppa dell’Asia Centrale. Oggi la pratica di quest’arte, tradottasi per lo più in disciplina sportiva, riscuote grande seguito tra i coreani, da molti considerati i più bravi arcieri al mondo, ed è forse questa la ragione principale del grande successo riscosso in patria da War of the Arrows.
Altra motivazione è probabilmente rappresentata dalla storia propostaci dal regista, sapientemente costruita come alternanza di vicende personali e nazionali. Il dramma familiare, un tema sempre caro ai coreani, vede i due protagonisti, dopo una difficile infanzia trascorsa senza i genitori, costretti a separarsi proprio nel giorno più importante, quello del matrimonio di Ja-in, ritrovarsi solo nel finale, in un ricongiungimento idealmente simbolizzato dalle scarpette che Nam-yi ha donato a Ja-in in occasione del suo matrimonio e che ritornano così alla loro legittima proprietaria. Tali vicende personali si legano a doppio filo con quelle nazionali nella figura di Nam-yi.
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Il protagonista maschile partito alla ricerca della sorella, interpretata dalla bella Moon Chae-won, qui al suo debutto sul grande schermo, in un impresa che, inizialmente risulta essere animata da soli interessi personali, finisce per essere assurto a simbolo della fermezza e della risolutezza delle genti coreane, nello specifico delle persone comuni, pronte a tutto per combattere gli invasori. Nam-yi, le cui doti umane sono valorizzate dall’attore Park Hae-il, per tale motivo insignito di vari premi, incarna la volontà d’indipendenza del popolo coreano, volontà alla quale lo spettatore è chiamato ad esserne partecipe. Da evidenziare poi anche la figura del rivale Jyuushinta, personaggio abilmente interpretato dall’attore coreano Ryu Seung-ryong, premiato come attore non protagonista per la sua performance, nella quale riesce a rendere appieno la durezza e la lealtà di un guerriero mancese, nel difficile ruolo di nemico del suo stesso popolo.
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Jyuushinta, pur essendo l’antagonista, risulta in realtà non essere un personaggio totalmente negativo quanto piuttosto uno specchio di Nam-yi. Questi viene infatti presentato come un guerriero leale, fedele alla sua patria, al suo sovrano, nonché nipote, e ai suoi compagni, che da la caccia a Nam-yi proprio perché questi, alla ricerca della sorella, ha finito per uccidere molti dei suoi compagni e lo stesso suo re, in un episodio che finisce per avvicinare ancor di più le due figure di Nam-yi e Jyuushinta rendendole di fatto quasi identiche. Le similitudini fra i due personaggi ci permettono di intuire quello che sarà poi il finale, lo scontro fra Nam-yi e Jyuushinta, entrambi allo stesso livello, una battaglia testa a testa all’ultima freccia che non può non richiamare alla mente dello spettatore, anche per l’ambientazione scelta, i duelli dei pistoleri dei film western. 
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Per concludere, War of the Arrows, vincitore di numerosi primi tra i quali spiccano soprattutto la premiazione al 48esimo Grand Bell Awards e al 32esimo Blue Dragon Film Awards, vero e proprio successo in patria, secondo al box office del 2011 (8 milioni di biglietti venduti e 50 milioni di dollari di incasso) solo a Transformers, pellicola che ha consacrato Kim Han-min permettendogli di entrare nell’albo dei più importanti registi coreani, risulta essere un film estremamente godibile anche ai non amanti del genere in costume per via della tanta suspence e azione che caratterizza l’intera pellicola nella quale gli scontri fra arceri, resi avvincenti alla maniera degli scontri fra i moderni cecchini, finiscono per far appassionare e far riscoprire allo spettatore il fascino per l’arco, una delle armi più antiche mai realizzate dall’uomo, tanto elegante quanto micidiale.
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Awards:


•48esimo Grand Bell Awards (2011): Miglior attore (Park Hae-il); Miglior attrice debutante (Moon Chae-won); Miglior effetti grafici (Han Young-woo); Miglior effetti sonori (Choi Tae-young).

•31esimo Korean Association of Film Critics Awards (2011): Miglior fotografia (Kim Tae-seong, Park Jong-chul); Miglior effetti grafici (Han Young-woo).

•32esimo Blue Dragon Film Awards (2011): Miglior attore (Park Hae-il); Miglior attore non protagonista (Ryu Seung-ryong); Miglior attrice debuttante (Moon Chae-won); Premio tecnica (Oh Se-young); Premio del pubblico per il film di maggior successo.

•19esimo Korean Culture and Entertainment Awards (2011): Gran Premio Daesang (Park Hae-il); Premio miglior attore non protagonista (Ryu Seung-ryong); Premio miglior attrice debuttante (Moon Chae-won). 
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Biografia del regista: 

Classe 1969, Kim Han-min 김한민,  dopo essersi laureato in Economia Aziendale all’Università Yonsei 연세대학교, e diplomatosi alla Graduate School of Film Arts dell’Università Dongguk 동국대학교, ottiene due primi riconoscimenti con i suoi due film corti "Sunflower Blues (그렇게 김순임은 강두식을 만났다)", del 1999, proiettato al Bucheon International Fantastic Film Festival e al New York Indipendent Film Festival, e "Three Hungry Brothers (갈치괴담)", premiato al Mise-en-scene Genre Film Festival, al primo Asiana International Short Film Festival (2003) e al Seoul Digital Film Festival. Il suo debutto sul grande schermo avviene nel 2007 con il mistery thriller "Paradise Murdered (Geunkragdo Salinsageon, 극락도 살인사건)" insignito nello stesso anno del premio Miglior sceneggiatore e Miglior regista debuttante al 28esimo Blue Dragon Film Awards 청룡영화상, mentre è del 2009 il thriller "Handphone (핸드폰)". Il primo successo lo riscuote tuttavia nel 2011 con "War of the Arrows (Choejongbyeonggi Hwal, 최종병기 활)" che inaugura una trilogia della quale fa parte anche "The Admiral: Roaring Currents (Myeongryang, 명량)", film pluripremiato del 2014 nonché pellicola più venduta in tutta la storia del cinema sudcoreano con 15 milioni di biglietti venduti e oltre 100 milioni di dollari di incassi.


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