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Jo Kyung-ran (조경란) - La dolce voluttà (혀, Tongue)

26/12/2016

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Titolo:
Una dolce voluttà (Hyŏ 혀)

​Autore: Jo Kyung-ran (조경란)
Traduzione dal coreano a cura di: Vincenza D'Urso
Editore: Piemme
Data di pubblicazione in Corea: 2007
Data di pubblicazione in Italia: 2011
Prezzo: 15,50 € (Prezzo di copertina)
Pagine: 250
Genere: Romanzo

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Trama:


Nella vita ordinata e felice di Chŏng Chiwŏn (Jung Ji-won) 정지원, ragazza 33enne che di professione fa la chef, si è aperto uno squarcio profondo come una ferita da coltello. Sŏkju (Seok-Ju) 석주, il ragazzo da lei amato con il quale aveva realizzato grandi progetti per una lunga vita futura insieme, l'ha lasciata per mettersi con Seyŏn, una bellissima ex-modella, dal giovane incontrata proprio nella Cucina di “Wŏn”, la scuola di cucina che Chiwŏn e Sŏkju, brillante architetto, avevano realizzato nella loro accogliente casa. Venuta a sapere nel peggiore dei modi della relazione tra i due, Chiwŏn, chiusa la sua scuola, ritorna a lavorare presso il Nove, il ristorante dove era impiegata prima di licenziarsi per mettersi in proprio. Sprofondata rapidamente nel baratro della depressione, Chiwŏn finisce per dedicare tutta se stessa al lavoro che più la gratifica, la preparazione di nuovi piatti e la ricerca di nuovi sapori che possano soddisfare il suo raffinato senso del gusto. Ma proprio l'eroticità e il piacere derivato dalla degustazione dei piatti, così come l'ambiente nel quale lavora, quella cucina dove si è consumato per la prima volta il tradimento dell'uomo da lei amata, la proietta in un ciclo ossessivo caratterizzato dall'incapacità di rassegnarsi all'allontanamento da Sŏkju, che da lei non intende più far ritorno, e da una progressiva degradazione morale che la spingerà poi a perseguire una crudele vendetta.


Recensione coreanico:
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Hyŏ 혀 (Lingua), in italiano tradotto con il titolo di “Una dolce voluttà”, è il primo romanzo di Jo Kyung-ran 조경란 (1969 - ) ad essere pubblicato nel nostro paese. Uscito in Corea nel novembre 2007, il romanzo suscitò da subito una grande attenzione mediatica dovuta soprattutto ad un piccolo giallo legato alla sua pubblicazione. All'indomani della messa in commercio del libro, infatti, Jo Kyung-ran fu accusata da Ju Yi-ran 주이란, una scrittrice emergente, di aver plagiato, nel titolo e nella trama, l'opera da lei presentata ad un concorso di letteratura sul finire del 2006 nel quale Jo Kyung-ran faceva parte della giuria. Jo si è difesa nelle sedi opportune ma non è riuscita ad impedire la pubblicazione del romanzo, con medesimo titolo, da parte dell'autrice emergente Ju che, comunque, non ha avuto lo stesso successo di “Una dolce voluttà”.
“Una dolce voluttà” narra la fine drammatica di una storia d'amore tra una coppia affiatata che, dopo tanti anni vissuti insieme sotto lo stesso tetto, si trova a doversi dire addio. La fine di un amore è una cosa spesso dura da superare. Difficilmente, infatti, due persone si separano consensualmente e comunque la separazione lascia sempre un vuoto e un senso di dispiacere per ciò che si credeva dovesse essere la storia di una vita.  Nel nostro caso a soffrire maggiormente la separazione è Chiwŏn, la ragazza protagonista, la quale è proiettata in una forte depressione conseguenza del fatto che Sŏkju, il suo fidanzato, non vuole più avere a che fare con lei.  Ciò che Chiwŏn non riesce a fare è recidere il legame che la lega ancora a Sŏkju. In questo non è facilitata dal fatto che il ragazzo le lascia la casa dove i due avevano vissuto per lungo tempo, così come il suo cane, il fedele Paulie, “che ha ancora il suo profumo”. Chiwŏn dovrebbe tagliare di netto, come fa con gli ingrediente delle sue ricette, quel lembo, ormai ridotto ad un brandello sfilacciato, che la legava a Sŏkju, ma non vi riesce, sprofondando in una forte depressione che la porta, per trovar solievo, a dare tutta se stessa in ciò che sa fare meglio, ovvero cucinare. La ricerca della perfezione, la minima cura nei dettagli nella preparazione delle ricette, i passaggi, da seguire come in un rituale, necessari a realizzare i piatti, acquistano così un'importanza enorme per la ragazza e per il lettore, chiamato esso stesso a partecipare al rito. Nel leggere il romanzo, infatti, viene proprio voglia di cimentarsi nella preparazione dei piatti descritti come anche viene voglia di assaporarli per provare un piacere che va al di là del solo gusto. Il piacere provato da Chiwŏn nel preparare e gustare piatti nuovi è un piacere visivo, olfattivo e tattile allo stesso tempo. È un'estasi dei sensi, proprio come avviene con il sesso. Le descrizioni minuziose, che non tralasciano alcun dettaglio, vengono applicate sia ai corpi umani che a quelli animali che, uccisi nelle maniere più varie e originali, diventano pietanze. In “Una dolce volutta”, cibo, eros e thánatos si intrecciano, con l'amore morboso e ossessivo che li lega assieme. Nelle culture dell'Asia orientale, sesso e cibo sono tra di loro strettamente connessi; il grande pensatore cinese Kǒng Fūzĭ 孔夫子 (Confucio, 551 a. C. – 479 a. C.) sostiene che “Il mangiare, il bere e le relazioni sessuali tra uomo e donna costituiscono i principali desideri umani”, mentre il suo discepolo Mèngzǐ 孟子 (Mencio, 370 a. C. - 289 a. C.) ha detto che “Mangiare e fare sesso è nella natura dell'essere umano”; in Giappone il “banchetto sul corpo di donna” è detta essere un'antica e veneranda tradizione gastronomica, mentre anche nella più confuciana Corea classica i letterati solevano intrattenersi con leggiadre fanciulle consumando piatti prelibati tra cui quelli a base delle ricercatissime radici di ginseng (cor. insam 인삼), cibo afrodisiaco della quale la Corea classica era il principale produttore in tutta l'Asia orientale. È proprio attorno a questo binomio che Jo Kyung-ran costruisce la sua storia dove anche il tema della separazione, della solitudine, della depressione acquistano grande importanza, in un romanzo interessante, sicuramente da leggere, ad opera di una delle voci femminili più notevoli della letteratura coreana contemporanea.

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Biografia dell'autore:
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Jo Kyung-ran 조경란 (趙京蘭, 1969 - ) nasce a Seoul e si laurea in Scrittura Creativa al Seoul Institute of the Arts 서울예술대학교. Nel 1996 fa il suo debutto letterario con l'opera The French Optician (Pullansŏ angyŏngwŏn 불란서 안경원, 1996) che vince l'ambito Premio Donga-Ilbo. Ad esso seguono, tra gli altri, Time for Breaking Bread (Sikppang kupnŭn sikan 식빵 굽는 시간, 1997), My Purple Sofa (Naŭi chajupit sop'a 나의 자주빛 소파, 2000), Looking for the Elephant (K'okkirirŭl ch'ajasŏ 코끼리를 찾아서, 2002), Una dolce voluttà (Hyŏ 혀, 2007), I Bought a Baloon (P'ungsŏnŭl sassŏ 풍선을 샀어, 2008). Vincitrice di numerosi premi letterari, i suoi romanzi sono stati tradotti in ebraico, francese, inglese, italiano, spagnolo, tedesco.

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[Kim Young-ha] - Ho il diritto di distruggermi

11/9/2015

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Titolo: Ho il diritto di distruggermi 
Titolo originale: 나는 나를 파괴할 권리가 있다 (Na-nŭn na-rŭl p'agwoe-hal kwŏlli-ga itta)
Autore: Kim Young-Ha 김영하
Traduzione dal coreano a cura di: Andrea de Benedittis
Editore: Metropoli d'Asia
Data di pubblicazione in Corea: 1996
Data di pubblicazione in Italia: 2014
Prezzo: € 14,50 (di copertina)
Pagine: 128
Genere: Romanzo


Trama:

Un “consulente speciale” per persone con problemi, un narcisista che si crede un dio, un dio della morte, colleziona nel suo PC i resoconti della sua attività. Oltre una decina, questi, da lui resi in forma di racconti, narrano gli ultimi momenti di vita dei suoi clienti, persone di ogni genere, individui da lui manipolati e guidati verso la morte, “creature” i cui ultimi atti, resi imperituri per mezzo della letteratura, ritornano in vita ad ogni rilettura. Tre di questi racconti, con protagoniste tre donne, Seyŏn, spregiudicata e disinibita seduttrice, una misteriosa ragazza di Hong Kong, incontrata durante un viaggio in Europa, e Mimi, nota e controversa artista, donna affascinante e sicura di sé, vengono selezionati dal serial killer per essere pubblicati in volume sotto il titolo di Ho il diritto di distruggermi.

Approfondimento Coreanico:

Diviso in cinque capitoli, ognuno incentrato sulla presentazione delle figure chiave attorno alle quali ruota il romanzo, Ho il diritto di distruggermi, Na-nŭn na-rŭl p'agwoe-hal kwŏlli-ga itta 나는 나를 파괴할 권리가 있다, narra la storia di uno scrittore che per realizzare le sue opere trae ispirazione dagli omicidi da lui indirettamente commessi. Questo serial killer atipico, che soffre di un disturbo narcisistico di personalità, trae piacere dall'indurre i suoi clienti, gente comune non soddisfatta della propria esistenza, a commettere il suicidio; la morte di queste persone è puntualmente elevata, attraverso la letteratura, ad opera d'arte, ad imitazione di quanto fecero gli artisti Jacques-Louis David e Gustav Klimt in due dei loro quadri più celebri, La Morte di Marat e Judith.
La prima cliente è Seyŏn, chiamata Giuditta per via della somiglianza con l'omonima opera del pittore austriaco, una donna spregiudicata che sogna di vivere al Polo Nord e che divide il suo amore, o semplicemente una storia di sesso, con i due fratelli C e K. La seconda è invece una giovanissima ragazza di Hong Kong incontrata dal serial killer durante un suo viaggio a Vienna. La giovane soffre di uno strano disturbo, a suo dire causato da uno shock avuto in gioventù. La terza è Mimi, un'artista d'avanguardia che nel dipingere le proprie opere utilizza il suo corpo come strumento e di volta in volta mette su una sorta di danza sciamanica alla quale solo pochi fortunati possono assistere. Giuditta e Mimi, così diverse ma allo stesso tempo anche così simili, condividono un certo grado di insoddisfazione nei confronti della vita, la prima è da essa annoiata, la seconda disorientata per via del suo vivere sospesa tra realtà e finzione; entrambe troveranno quanto da loro cercato, rispettivamente la serenità e la massima realizzazione nell'arte, grazie all'incontro con il killer-scrittore. 
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Judith di Gustav Klimt
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La Morte di Marat di Jacques-Louis David
Il romanzo d'esordio di Kim Young-Ha, un racconto nel quale arte, sesso, musica, morte, cibo, verità e bugia si mescolano a formare la realtà, è un opera che affronta il tema della crisi di identità e di esistenza, quel vuoto psicologico ed emozionale conseguenza della società postmoderna sempre più materialista nella quale ci troviamo a vivere; pur nella sua brevità il racconto, grazie anche alla presenza di personaggi ben caratterizzati, come è nello stile di Kim, spinge il lettore a divorare l'opera tutta d'un fiato, in un testo che all'epoca della sua pubblicazione (l'anno 1996, quello dell'entrata della Corea del Sud nella morsa della crisi economica che avrebbe poi portato il Paese al commissariamento da parte del IMF, episodio che ingenerò un incremento del tasso di suicidi in conseguenza della perdita del lavoro e dei debiti sempre più opprimenti) suscitò non poche polemiche per l'attualità e la delicatezza dei temi trattati, divenendo, di fatto, il caso letterario che “rivoluzionò la letteratura coreana degli anni Novanta”.

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Biografia dell'autore:

Kim Young-Ha (1968- ), laureatosi in Economia e Commercio presso l'Università Yonsei nel 1993, debuttò sul palcoscenico della Letteratura coreana nel 1995 con la pubblicazione del racconto Riflessione allo specchio 거울에 대한 명상 (Kyŏul-e daehan myŏngsang, 1995), che riscosse un immediato successo di critica e un positivo riscontro tra il pubblico. Questo fu seguito dalla pubblicazione del romanzo Ho il diritto di distruggermi 나는 나를 파괴할 권리가 있다 (Na-nŭn na-rŭl p'agwoe-hal kwŏlli-ga itta, 1996), vincitore del «Premio Munhaktongne per Scrittori Debuttanti» che consacrò Kim quale nuova voce nel panorama della Letteratura coreana contemporanea. Delle sue opere, tradotte in svariate lingue e dalle quali sono state tratte opere per il piccolo e grande schermo, in Italia, oltre a Ho il diritto di distruggermi, possiamo apprezzare Che cosa ci fa un morto nell'ascensore? 엘리베이터에 낀 그 남자는 어떻게 되었나 (Elevator-e kkin kŭ namjanŭn ŏttŏk'e toeŏnna, 1999) uscito per i tipi della casa editrice O Barra O (traduzione a cura di Jung Imsuk) e L'impero delle luci 빛의 제국 (Pit-ŭi cheguk, 2006) pubblicato dalla casa editrice Metropoli d'Asia. L'autore ha anche un sito ufficiale al seguente link: http://www.kimyoungha.com/

Kim Young-Ha vive a Seoul con la moglie.           


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[Maurizio Riotto] - Storia della Corea. Dalle origini ai giorni nostri

16/12/2014

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Titolo: Storia della Corea. Dalle origini ai giorni nostri.
Autore: Maurizio Riotto
Editore: Bompiani
Data di pubblicazione: 2005
Pagine: 407
Prezzo: € 12,00 (di copertina), € 6,99 (versione PDF e Epub)

Approfondimento coreanico:

Ricorrerà il prossimo anno, il decennale della pubblicazione del volume Storia della Corea, dalle origini ai giorni nostri, di Maurizio Riotto, edito da Bompiani nel 2005. Ad oggi questo volume, il più completo trattato sulla storia coreana mai scritto da un autore occidentale, rappresenta un testo fondamentale per tutti coloro i quali, studenti e non, si avvicinano allo studio della storia della Corea.

Il testo è un perfetto equilibrio di opera scientifica e testo divulgativo, e la sua lettura risulta pertanto semplice e scorrevole anche ai neofiti della materia.

Nel volume è ripercorsa la storia della Corea a partire dalle sue antichissime origini (periodo Paleolitico e Neolitico), un fase storica le cui conoscenze sono ancora oggi in corso di definizione per via delle costanti scoperte archeologiche che vanno a poco a poco a delineare meglio questo periodo della storia coreana, tradizionalmente poco chiaro per via della pochezza delle testimonianze archeologiche a noi giunte, conseguenza della particolare natura del suolo della penisola che, per la sua acidità, ha reso difficile la conservazione dei reperti, ma anche per le varie vicissitudini che il paese ha vissuto, quali l’occupazione giapponese, la guerra civile e la divisione, con quest’ultima che ancora oggi complica il regolare svolgimento degli scavi, specie nella parte nord della Penisola.

Segue poi un’efficace trattazione in merito ai vari miti di fondazione delle antiche entità politiche che emersero nella Penisola a partire dal periodo dei Tre Regni (I secolo a.C. – IV secolo d.C.). Con l’accrescersi del numero delle fonti su questa fase storica della Corea, il testo si più dettagliato, fornendoci per ogni stato non solo i dati storici ma anche politici, socio-culturali e artistici, in una struttura che vede questi ultimi essere presentati dopo le vicende storiche, una scelta questa tale da non far perdere al lettore il discorso della narrazione storica. Ci si addentra così, dopo aver superato l’epoca di Silla Unificato (668-935) nel successivo periodo di Koryŏ (918-1392), del quale è fornita una splendida panoramica, e nella susseguente epoca di Chosŏn (1392-1910) e poi rapidamente in quella coloniale (1910-1945), per finire poi nell’età contemporanea della dolorosa divisione della penisola coreana.

Completano l’opera una significativa appendice di più di 60 pagine nella quale svettano soprattutto le utilissime (destinate, queste sì, agli studenti di coreanistica) tabelle cronologiche dei sovrani dei vari periodi della storia della Corea, gli schemi delle principali organizzazioni politiche susseguitesi nel corso delle varie epoche, nonché una preziosa cronologia dei principali fatti storici e un’accurata bibliografia.

Storia della Corea di Maurizio Riotto è, pertanto, un’opera fondamentale, seppur non priva di imperfezioni quali, ad esempio, il poco spazio destinato alla Corea contemporanea, trattata in sole 40 pagine, con parziali accenni al miracolo economico della Corea del Sud e alla conseguente crisi del 1997, nonché di una trattazione non del tutto esauriente in merito alla Corea del Nord, un’opera che, pur tuttavia, nel complesso risulta ottima, anche per le numerose, quanto interessanti curiosità sulla cultura e la storia della Penisola, difficilmente rinvenibili in altri libri di storia. Un’opera, ancora unica in Italia, utilissima, della quale ci si augura possa venire a breve pubblicata una nuova edizione aggiornata.


Biografia dell'autore:
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Maurizio Riotto insegna Lingua e Letteratura della Corea nell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” (già Istituto Universitario Orientale) dal 1990. Laureatosi in Lettere (indirizzo classico) a Palermo, si è poi specializzato in Archeologia Orientale presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Ha vissuto a lungo in Estremo Oriente e per quattro anni è stato Research Fellow presso l’Università Nazionale di Seoul 서울대학교. Nella stessa Università Nazionale di Seoul ha completato un corso di Ph.D nel 1989. È stato Visiting Scholar nel 1991 e nel 1993 presso l’Università “Doshisha” di Kyōto (Giappone), nel 1994 e 2000 presso l’Università “Hanyang 한양대학교” di Seoul e nel 2005 e 2011 presso l’Accademia di Studi Coreani di Sŏngnam. Nel 2002-2003 e nel 2007-2008 è stato Visiting Professor nell’Università “Sŏnggyungwan 성균관대학교” di Seoul, dove ha tenuto corsi di culture comparate per gli studenti di Master e Ph.D. Nel 2009, 2010 e 2011 è stato Visiting Professor presso l’Università “Sŏgang 서강대학교” di Seoul. Sue oltre 150 pubblicazioni sulla Corea, fra le quali si ricordano, fra le altre, The Bronze Age in Korea (Kyōto, 1989), Introduzione allo studio della lingua coreana (Napoli, 1990), Fiabe e storie coreane (Milano, 1994), Storia della letteratura coreana (Palermo, 1996), Mogli, mariti e concubine: affari di famiglia nella Corea classica (Palermo, 1998), Poesia religiosa coreana (Torino, 2004), Storia della Corea (Milano, 2005), L’amore possibile: la Storia di Ch’unhyang (Palermo, 2008), Il Pellegrinaggio alle cinque regioni dell’India di Hyech’o (Milano, 2010), I misteri di Silla. Storie di storie meravigliose (Edizione bilingue) (Napoli, 2014) oltre a numerosi articoli su riviste specializzate. Ha anche tradotto e pubblicato, per la prima volta in Italia, numerose opere di scrittori coreani classici e contemporanei e nel 1995 ha vinto il Premio Korean Culture & Arts Foundation per la traduzione in italiano del romanzo Il poeta di Yi Munyŏl (Firenze, 1994). È anche collaboratore dell’Enciclopedia Italiana. Nel 1996 ha pubblicato, per l’editore Novecento di Palermo, il volume Storia della letteratura coreana, la prima opera di questo tipo mai apparsa nel mondo occidentale, che gli ha permesso di ottenere il premio ASLA (Associazione Siciliana per le Lettere e le Arti). Nel 2005 ha pubblicato, per i tipi di Bompiani, il volume Storia della Corea, il più completo trattato sulla storia coreana mai scritto da un autore occidentale. Membro dell’AKSE (Association for Korean Studies in Europe), della Society for the Study of Korean History, della Korean Archaeological Society, della IAKLE (International Association for Korean Language Education), ha tenuto seminari, lezioni e conferenze su argomenti di coreanistica a Napoli, Palermo, Arezzo, Benevento, Bologna, Como, Capo d’Orlando, Cremona, Genova, Roma, Firenze, Milano, Torino, Seoul 서울, Gyeongju 경주(Corea), Seongnam성남(Corea), Kyōto, Dourdan (Parigi), Stoccolma, Vancouver e Praga. Nel 2011 ha ricevuto, con decreto del Presidente della Repubblica di Corea, la Medaglia d’Onore al Merito Culturale “per l’eccezionale contributo fornito, attraverso la ricerca e l’insegnamento, allo sviluppo e alla diffusione degli studi coreani”.

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[Kim Seung-ok] Diario di un viaggio a Mujin (무진기행)

21/8/2014

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Titolo: Diario di un viaggio a Mujin (Mujin kihaeng 무진 기행)
Autore: Kim Seung-ok (Kim Sŭngok) 김승옥 (金承鈺)
Traduzione dal coreano a cura di: Maurizio Riotto
Editore: Argo
Data di pubblicazione in Corea: 1964
Data di pubblicazione in Italia: 1999
Prezzo: 10 € (di copertina)
Pagine: 60
Genere: Romanzo


Trama:

Yun Huijung vive a Seoul e ha da poco ricevuto la notizia di una promozione a direttore esecutivo di un'importante industria farmaceutica della capitale. Su consiglio della moglie, si reca a Mujin 무진, suo paese natale, per ritrovare le energie necessarie ad assumere il nuovo incarico e far visita alla tomba della madre. Durante il suo soggiorno, Huijung incontra alcuni suoi amici d'infanzia e una giovane donna, Ha Insuk, insegnante di musica presso la scuola da lui un tempo frequentata. L'incontro con questa donna e la realtà di Mujin, per nulla cambiata dall'ultima volta, permettono al protagonista di ritornare sul suo passato, di guardare al suo presente e di immaginare per se un diverso, quanto illusorio, futuro, di fermarsi a riflettere cioè sulla sua esistenza, di percepirne quel velo di angoscia che la avvolge e la soffoca, come la nebbia a Mujin, il tutto prima di ritornare, come se nulla fosse accaduto, alla vita di tutti i giorni.

Approfondimento Coreanico:

Diario di un viaggio a Mujin, in originale Mujin kihaeng 무진 기행, è un racconto scritto da Kim Sŭngok 김승옥 nel lontano 1964 quando l'autore era poco più che ventenne. Le vicende si svolgono nei primi anni Sessanta, in un arco di tempo molto limitato, poco meno di una settimana, e sono interamente ambientante nell'omonima località della regione del Jeolla meridionale, che da il nome al racconto. Nonostante la sua brevità (poco più di quaranta pagine nella traduzione italiana) l'opera è a tutt'oggi ritenuta un capolavoro in patria, dove è ancora molto apprezzata. In essa vengono infatti affrontati numerosi temi cari alla narrativa coreana moderna quella, per intendersi, incentrata sull'indagine interiore. Tra questi possiamo osservare il tema della guerra civile, le tensioni politiche e sociali immediatamente successive a tale periodo e le loro ripercussione sulla vita di quegli anni, il confronto fra una vita semplice, priva di grandi aspirazioni, e una vita animata dalla continua ricerca del successo e del raggiungimento dell'avanzamento economico e sociale. A fare da sfondo a questi temi il contrasto fra città e campagna, qui rivisitato, con la campagna che perde in parte quelle connotazioni idilliache che tradizionalmente le vengono attribuite (essa è infatti un luogo inattivo, abitato da gente bigotta e da “villani”, dove non c'è niente se non la nebbia, un luogo che “sa di marcio”, nel racconto associato alla morte, e non solo per questioni di noia), mentre la città non è più solo esaltata per il suo dinamismo, il suo ordine e la sua attività, ma piuttosto è descritta come il luogo dello stress, degli obblighi e dei doveri e che, pur tuttavia, è ancora in grado di suscitare grande attrazione e aspettative in coloro che non vi vivono. Tutto ciò viene a sommarsi alle riflessioni personali del protagonista e contribuisce ad incrementare il senso di precarietà dello stesso. Giunto infatti nel suo paese natale per consolidare le sue certezze e trovare le giuste motivazioni per proseguire nel difficile compito che lo attende al ritorno a Seoul, Yun Huijung, incontrata Ha Insuk si smarrisce, ritrovando il suo vero io, ma il tutto dura poco, giusto il tempo di una illusoria evasione che si esaurisce non appena lasciata Mujin.

Biografia dell'autore:
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Kim Seung-ok (Kim Sŭngok) 김승옥 (金承鈺) nasce a Ōsaka, in Giappone, dove i suoi genitori si erano lì trasferiti durante gli anni dell'occupazione giapponese e dove gestivano una farmacia. Dopo la Liberazione della Corea, nel 1945 Kim Seung-ok si trasferisce a Suncheon 순천시, nella provincia del Jeolla meridionale 전라남도, dove completa gli studi. Successivamente si trasferisce nella capitale per studiare letteratura francese presso l'Università Nazionale di Seoul e dal 1964 comincia a farsi notare con la pubblicazione di "Mujin kihaeng 무진 기행 (Diario di un viaggio a Mujin, 1964)", un racconto coraggioso incentrato sulla denuncia della contemporanea realtà coreana, dominata da una forte corsa al consumismo e da superficialità spirituale. L'anno seguente, con la pubblicazione di "Seoul, inverno 1964 (서울 1964년 겨울)" (1965), vince il prestigioso Premio Letterario Dong-in 동인문학상, mentre nel 1967 "Diario di un viaggio a Mujin" è riadattato, con grande successo, per il grande schermo con la pellicola dal titolo "Mist". L'ultimo suo importante riconoscimento lo ottiene nel 1977 con "La luna splendente a "Seoul: capitolo 0 (서울의 달빛 0장, 1977)", vincendo la prima edizione dell'ambito Premio Letterario Yi Sang 이상문학상, cosa questa che, ad oggi, fa di Kim Seung-ok l'unico autore coreano ad aver vinto i due più importanti premi letterari del suo Paese. Al 1981 risale la sua profonda crisi spirituale la quale lo ha portato alla conversione al cristianesimo e alla scelta di interrompere la sua attività di scrittore. I suoi romanzi sono stati raccolti nell'opera "김승옥 소설전집 (Raccolta dei romanzi di Kim Seung-ok)", pubblicata, in cinque volumi, nel 1995.

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[Yang Gui-Ja] - Gente di Wŏnmidong (원미동 사람들)

19/6/2014

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Titolo:Gente di Wŏnmidong [comprende i racconti Il poeta di Wŏnmidong, Wŏnmidong shi-in 원미동 시인, e La donna della sala da tè, Ch'acch'ib yŏja 찻집 여자]
Autore: Yang Gui-Ja (양귀자 - 梁貴子 - Yang Kuija)
Traduzione dal coreano a cura di: Vincenza D'Urso
Editore: Cafoscarina
Data di pubblicazione in Corea:1987
Data di pubblicazione in Italia: 2006
Prezzo: € 10 (di copertina)
Pagine: 96
Genere: Drammatico
 
Tra le voci del vastissimo panorama della letteratura femminile coreana contemporanea, Yang Gui-Ja (양귀자 - 梁貴子 - Yang Kuija), merita sicuramente una menzione speciale. All'autrice, che raggiunse il successo letterario negli anni Ottanta, un periodo nel quale la Corea vide un enorme crescita dell'economia nazionale, accompagnata però da altrettanto grandi contraddizioni, specie nel campo dei diritti della persona, si deve l'importante merito di rappresentare, da una prospettiva femminile, e con estremo realismo, la realtà di quelli anni ma anche, e soprattutto, le sofferenze della gente dell'epoca, costretta a fronteggiarsi con condizioni di vita nelle quali cominciavano ad affiorare gli spettri dell'isolamento e dell'alienazione, frutto dell'aumentata complessità della vita moderna coreana che proprio in quelli anni veniva realizzandosi.
Tali tematiche assumono centralità nell'opera Gente di Wŏnmidong (원미동 사람들 - Wŏnmidong saramdŭl - 1987), una raccolta di storie brevi tra loro concatenate, yŏnjak sŏsŏl (연작 서설), delle quali in Italia è stata pubblicata una piccola selezione ad opera della casa editrice Cafoscarina. Di questa fanno parte i due racconti Il poeta di Wŏnmidong (원미동 시인 - Wŏnmidong shi-in), e La donna della sala da tè (찻집 여자 - Ch'acch'ib yŏja), definiti dall'autrice come i “racconti a lei più cari”.

Il poeta di Wŏnmidong descrive la vita di un piccolo gruppo di persone del distretto di Wŏnmi, all'epoca una sorta di vero e proprio paese di campagna alla periferia di Seoul. Con gli occhi di una bambina di sei o sette anni di nome Kim Kyŏngok, il lettore è proiettato in questo ambiente nel quale ancora forti restano le tradizioni contadine ma alle quali si cominciano ad affiancare aspetti dell'industrializzazione, frutto della sempre più incalzante espansione della capitale e simbolizzate dal complesso industriale che sorge a poca distanza dal distretto. Gli abitanti di Wŏnmi, pur non rappresentando più per loro un problema la sussistenza materiale, sono tutti degli emarginati, sottomessi e mentalmente impoveriti, incapaci di ribellarsi alla loro condizione. È grazie a questa situazione che vengono alla ribalta personaggi come la piccola Kim Kyŏngok e il Poeta pazzo. La bambina, della quale non si sa bene l'età per via del fatto che i suoi genitori, poiché nata femmina e di costituzione poco robusta, decisero di registrarla tardi all'anagrafe, agli occhi del lettore si dimostra più saggia degli stessi adulti del villaggio; questa diventa amica del Poeta pazzo, uno studente universitario la cui condizione sembra essere frutto di quelli eventi capitatigli durante gli anni dell'Università, nei quali le dimostrazioni anti-governative alle quali ebbe partecipato lo misero dinanzi alla durezza e alla violenza del regime, segnandolo a vita e rendendolo un emarginato tra gli emarginati, privo anche della solidarietà delle persone a lui più vicine e la cui unica consolazione è rappresentata dalla poesia e forse, l'unico modo per poter continuare a sopravvivere, dalla pazzia.

La donna della sala da tè fornisce un'altra immagine del distretto di Wŏnmi, questa volta filtrata dagli occhi di un uomo, il signor Ŏm, proprietario di uno studio fotografico. La storia si focalizza sulla relazione extraconiugale che l'uomo ha intrapreso con una hostess che ha ormai superato l'età adeguata alla sua occupazione e la cui bellezza è in parte sfiorita, condizione questa che getta incertezza sul suo futuro, così come su quello del signor Ŏm, ostracizzato dalla moglie e dalle figlie a causa del suo comportamento e deriso e mal visto dai suoi amici e dalla gente del quartiere. Un altra opera, insomma, che ha per protagonisti i somin (소민), le persone di poco conto, che sopravvivono non sperando in un futuro migliore ma cercando di non aggravare ulteriormente la propria posizione, in una situazione nella quale fanno da sfondo sviluppo economico e forti disparità sociali.
Biografia dell'autore:
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Yang Gui-Ja (양귀자 - 梁貴子 - Yang Kuija) nasce a Jeonju (전주 -  Chŏnju) (Regione Chŏlla) nel 1955 e nel 1978 si laurea in Letteratura coreana all'Università di Wŏn'gwang. Dopo il matrimonio, si trasferisce al Seoul dove debutta con il racconto Tasi sijakhanŭn ach'im, 다시 시작하는 아침 (La mattina di un nuovo inizio), che vince il premio della prestigiosa rivista Munhak sasang. Nel 1987 ottiene un grande successo con la pubblicazione di Wŏnmidong saramdŭl , 원미동 사람들 (Gente di Wŏnmidong), in assoluto la sua opera più nota al pubblico, mentre nel 1992 viene insignita del prestigioso premio Yi Sang per la letteratura grazie alla novella lunga Fiore nascosto, Sumŭn kkot, 숨은 꽃. Molto vasta la sua produzione letteraria che, oltre raccolte di novelle, la vede cimentarsi in raccolte di saggi, favole antologie di racconti per le quali è allo stesso modo molto apprezzata dal pubblico.


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